Saturday, June 5, 2010

Storia Famiglia Maccan, poi Maccan de Gueldre

MACCAN


Antica e nobile famiglia originaria dell'Irlanda e diramatasi in Francia, Italia e Russia.

Crown of italian prince (corona normale).svg
MACCAN


ARDENS IN AERERNO
StatoIrlanda
Ducato di Geldria (Francia)
Principato Vescovile di Trento (Italia)
Impero Russo 
TitoliCross pattee.png Cardinale (non ereditario)
Cross pattee.png Duca di Gheldria
Cross pattee.png Marchese della Loira 
Cross pattee.png Marchese di Cles
Cross pattee.png Conte del SRI
Cross pattee.png Conte di Tres
Cross pattee.png Nobile di Trento
Cross pattee.png Nobile di Villanova
Cross pattee.png Patrizio di Sette Laghi
Cross pattee.png Podestà di Borgo Valsugana
Cross pattee.png Signori di Castelnuovo
Cross pattee.png Lords di Clanbrassil
Cross pattee.png Lords di Crassil
Cross pattee.png Lords di Breasail
Cross pattee.png Sovrano di Armagh
Cross pattee.png Arcivescovo di Armagh
Cross pattee.png Primate di tutta l'Irlanda
Cross pattee.png Vescovo titolare di Stettorio
Cross pattee.png Vescovo di Meath
Cross pattee.png Vicario generale di Trento
Cross pattee.png Vicario apostolico di Città del Capo
Cross pattee.png Arcivescovo metropolita di Città del Capo

FondatoreBreasail di Colla-da-Chrioch
Attuale capo-
Data di fondazione300 DC
EtniaIrlandese, Francese, Russa, Italiana.
Rami cadetti
  • MacCan di Ulster d'Irlanda
    dal 300 DC
  • Maccan de Loire
    dal 1300
  • Maccan de Gueldre et Montfort dal 1350 
  • Maccani poi Maccan 
    dal 1500
  • Maccan Romanoff




















































































IRLANDA - MCCANN e MACCAN

I McCann, secondo la tradizione, discendono dal Milese Colla-da-Chrioch, il primo re di Orghilla o di Oriel. Deriva dal Gaelico Mac Cana, che significa ''figlio del Cana'', 'cana' e una particella che significa 'piccolo di lupo'.
Il regno di Oriel comprendeva la terra dalla contea di Donegal alla contea di Louth. Oriel è quasi sinonimo di Ulster. Colla-da-Chrioch, un conquistatore del sud di Ulster, era uno dei tre Collas.
L’identità delle persone che vivevano a Oriel è avvolta nel mistero tra gli storici. Gli storici che danno credenza alla propria esistenza, in genere attribuiscono la conquista di Colla-da-Chrioch a Ulster nel 331 dC. Alcuni studiosi ritengono che i tre Collas non fossero mai esistiti. Si dice che i McCann siano discendenti di Breasail, nipote di Colla-da-Chrioch.

Anticamente il territorio dell'attuale contea di Armagh faceva parte del regno gaelico di Ulaid (conosciuto anche come Voluntii, Ultonians, Ulidians, Ulstermen) almeno fino al IV secolo. Era governato dal cosiddetto "Ramo Rosso" (Red Branch), una dinastia reale discendente da Conchobar mac Nessa ed insediata nella capitale di Emain Macha (oggi Navan Fort) vicino l'attuale cittadina di Armagh. Il sito (e di conseguenza anche la città e la contea in seguito), devono il loro nome alla dea celtica Macha. Il Ramo Rosso gioca un importante ruolo nel Ciclo dell'Ulster così come nel Táin Bó Cúailnge ("Razzia di Vacche di Cooley"). Furono comunque destituiti e allontanati dai Tre Colla, che invasero nel IV secolo l'area governandola sino al XII secolo. Le aree durante il dominio del clan Colla furono note come Airghialla od Oriel durante l'arco degli ottocento anni.
Owen MACCAN - Arms, armoiries, escudo, wappen, crest of Owen McCann,
Cardinal Owen McCann Crest

Con l'avanzare del tempo si formarono delle casate discendenti dai Colla, ovvero i clan degli O'Hanlons, dei MacCanLord di Clanbrassil, Breasail and Crassel, e della dinastia Uí Néill, ramo degli O'Neills of Fews.

Armagh fu quindi divisa in svariate baronie: Armagh città e relativi territori andarono agli O'Rogan, Lower Fews passò agli O'Neill of the Fews, ed Upper Fews era governata dagli O'Larkin, successivamente destituiti dai MacCann. Oneilland East divenne territorio degli O'Garvey, ma anch'essi furono cacciati dai MacCann, che in poco tempo si impadronirono anche di Oneilland West.




Fairbairn's Book of Crests of the Families of Great Britain and Ireland-
 
James Fairbairn · 1892



FRANCIA - MACCAN DE GUELDRE (DI GHELDRIA)
 ​  
 Troncato: nel 1º di blu, al leone nascente d'orato coronato ; 
nel 2º d'argento, alla M in fiamma d'oro uscente dalla punta dello scudo;
 e alla fascia rossa passata sulla troncatura con banda ondata d'argento


Dall'Irlanda, un ramo della famiglia si trasferì in Francia nel XI secolo mutando il cognome in Maccan.

Con Filippo IV di Francia, detto “il Bello”, della dinastia dei Capetingi, ai Maccan, che gia da tempo ricoprivano cariche importanti all'interno della corte, come vicari generali, condottieri e generali dell’armata reale e amministratori della giustizia a nome del re Filippo IV, venne assegnato il titolo Marchionale per poi ottenere, nella prima metà del '300, tramite matrimonio e lascito testamentario, il titolo di Duchi de Gueldre (di Gheldria) dai Wassenberg, e la possibilità di creare un proprio stemma e una propria moneta, tramite Diploma Reale del 1 Novembre 1300. Numerosi autori della famiglia dei Maccan, divenuti “Maccan de Gueldre” , descrissero eventi e personaggi riguardanti la famiglia.




ITALIA - MACCAN o MACCANI

STEMMA FAMIGLIA MACCAN DI TRENTO ROMANOFF MARKGRAF MARKGRAFEN VON MACCAN
Stemma dei Marchesi e Conti Maccan(i) di Trento
Signori di Cles e Tres

Negli anni un ramo della Famiglia dalla Francia migrò in Italia. 
In questo periodo la famiglia veniva conosciuta anche come Maccani (italianizzazione del cognome) essi cambiarono anche lo stemma originale della famiglia, diventando uno stemma parlante. 


Qui nella prima metà del '600 da Nobili divennero Conti di Trento e Tres per concessione di Ferdinando Carlo d'Austria e succesivamente Marchesi di Clers tornando poi per vie testamentarie ai Maccan Romanoff dopo l'estinzione del ramo Trentino .

Nel corso dell'XIV secolo sono arrivate sino a noi le testimonianze dell'esistenza di alcuni membri della famiglia Maccan, armigeri, Vicari Generali, amministratori dei beni di nobili locali in qualità di giudici, avvocati e notai. 
Pur supponendo che esercitassero tali mansioni anche precedentemente, il primo documento che attesta la presenza di un Maccan (Maccani) come Vicario generale è del 1600 con Luca Maccani di Clers (Vicario generale del principe Vescovo Carlo Madruzzo e della diocesi Trentina), mentre come notaio è del 1652 con Giovanni Maccan di Tres ( Ioannes Maccanus utraque auctoritate notarius de Tresio ) 

Stemma Famiglia Maccan poi Maccani prima del 1633

Stemma Famiglia Maccan
Stemma Famiglia Maccan dal 3 Novembre 1633
(Famiglie Nobili del Trentino pag. 203)


Stemma Famiglia Maccan
Dizionario Storico Blasonico Vol 3



Di questo ramo si ricordano:

- Il Nobile Pretore Federico Maccan, Patrizio di Sette Laghi. Aveva seggio al castello del Buon Consiglio e fu nominato Patrizio di Sette Laghi.

- Il Conte Luca Maccani di Trento, Vicario generale del principe Vescovo Carlo Madruzzo e della diocesi Trentina. Conte di Clers.



Stemma di Vicario generale Luca Maccan Maccani di Trento
Stemma di Vicario generale Luca Maccani di Trento

- Il Conte Cav. Giulio Maccan, Podestà di Borgo Valsugana.

- Giovanni: 1652 Ioannes Maccanus utraque auctoritate notarius de Tresio Maccani 

- il notaio Nob. Giovanni Maccan da Tres, cugino del conte Cristoforo Riccardo Thun, cofirmatario dell'atto di concessione del Castello Thun (1679 Spectabilis dominus Ioannes Maccanus notarius Clesii. Et anno 1672, 1674, 1683, 1692, 1695, 1698. Ita prorsus scriptum reperi; relevator scripturae anni 1678 )

- Giuseppe Eleuterio Maccani di Cles, nato nell'anno 1704 li 16 maggio ; morto in Cles li 17 dicembre 1771. Fu podestà di Riva e commissario di Arco e vicario attuale di Rabbi.

'' 
1221. CESSIONE
1650 ottobre 27, Castel Thun (Ton)

"Ser" Giacomo del fu "ser" Pietro Gottardi da Vervò, in qualità di cessionario di Stefano Gottardi dello stesso paese, costruttore, agente anche a nome del detto Stefano cede al "dominus" conte Cristoforo Riccardo [del fu Ercole] Thun, ["dominus" di Castelfondo, di Castel Caldes, della Rocca di Samoclevo e di Rabbi, coppiere ereditario degli episcopati di Trento e di Bressanone e consigliere e camerario di Ferdinando Carlo, arciduca d'Austria], tutti i diritti da lui posseduti su un censo affrancabile del valore di 24 denari meranesi, costituito da Giacomo del fu Antonio Calliari da Priò, come testimonia il documento relativo, sottoscritto dal nobile notaio "dominus" Giovanni Maccan da Tres, datato 9 gennaio 1650.''

- Maccani Luca Bernardo: 1699 Luca Bernardus Maccani notarius et cancellarius Tridenti


- Giovanni Francesco: 1744 Iohannes Franciscus Maccanius iuris utriusque doctor imperiali auctoritate notarius Clesii ac Magistratus vallium Ananiae et Solis cancellarius Maccan

- Maccani Giovanni Eleuterio: 1754 Iohannes Eleuterius commissarius Pergini Maccani 

STEMMA MACCAN DI TRENTO MACCAN ROMANOFF




RUSSIA - MACCAN ROMANOFF

Un ramo francese dei Maccan si sposterà in Russia diventando, Maccan Romanoff.


Note:

Il Commendatore G.B di Crollalanza, nella sua opera “il Dizionario Storico-Blasonico”, afferma e descrive numerose opere ed eventi fatti dalla nobile famiglia tuttora presenti e sparsi nel mondo, tra i più importanti, la fondazione del paese Maccan, da parte dei Maccan de Gueldres in NuovaScozia che da nome anche al fiume che lo attraversa.




Luoghi che prendono il cognome della Famiglia

In Italia:
  • Via Ezio Maccani a Trento (aviatore e militare italiano)
  • Via Calle Maccan a Villanova di Prata
  • Villa Maccan di Le Monde
  • Villa Giustinian Maccan
All'estero:
  • Maccan Cave Hotel in Turchia 
  • Città Maccan ora Goreme in Turchia
  • Maccan Town in Nova Scotia
  • Maccan River in Nova Scotia
  • Maccan Tidal Wetlands Park in Nova Scotia (famoso per il Maccan Tidal Bore da cui si presume derivi lo stemma Irlandese)
  • Maccan Lana (capo abbigliamento - Maccan Wool)


Referenze:
https://bdt.bibcom.trento.it/Iconografia/14311#page/n0


Bibliografia:
Rivelazioni: libri secondo e terzo a laude di Dio di Giovanna Maria della Croce
Famiglia Chimelli. Inventario dell'archivio ([sec. XIX] – 1941 con annotazioni fino al 1947)
NOTAI CHE OPERARONO NEL TRENTINO dall'anno 845 ricavati soprattutto dal Notariale tridentinum del P. Giangrisostomo Tovazzi MS 48 della Fondazione Biblioteca San Bernardino di Trento 
Documenti presenti in archivi di Tres di Vervò e dei Thun 1600-1799 


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Monday, April 5, 2010

Storia Famiglia Borromeo

BORROMEO 

Le notizie relative alla famiglia risalgono alla fine del XIII secolo. Originari dei dintorni di Roma, si trasferirono a San Miniato al Tedesco (nell'attuale provincia di Pisa), dove presero il nome di 'Buon Romei', come erano chiamati tutti coloro che provenivano dalla Città, nonostante non fossero pellegrini. La fortuna economica arride subito alla famiglia e, grazie a un'accorta politica matrimoniale (Filippo Buonromei sposò infatti Talda, sorella di Beatrice di Tenda, moglie di Facino Cane e, in seguito, di Filippo Maria Visconti) si conquistarono l'appoggio della potente famiglia viscontea. A causa delle lotte tra Firenze e i presidi ghibellini in Toscana, intorno agli anni '60-'70 del Trecento, i Borromeo si trasferirono a Milano e a Padova, per gestire l'attività economica prevalente, quella di banchieri. A Padova si celebrano le nozze tra Margherita Borromeo e Giacomo Vitaliani, ricco esponente della famiglia Vitaliani che vantava, benché senza prove storicamente accettabili, la discendenza da santa Giustina di Padova, la santa martirizzata sotto Diocleziano nel 303. Alla morte di Giacomo, che aveva sperperato il patrimonio di famiglia, il figlio Vitaliano Vitaliani sarà adottato dallo zio materno, Giovanni Borromeo, privo di figli, con l'obbligo di assumerne il cognome. Vitaliano divenne così il capostipite della famosa famiglia milanese, con il nome di Vitaliano I.



Crown of italian prince (corona normale).svg
Borromeo
Coat of arms of the House of Borromeo.svg
Humilitas Nomini
StatoFlag of Milan.svg Ducato di Milano
TitoliCross pattee.png Principe di Angera
Cross pattee.png Marchese di Angera
Cross pattee.png Conte di Arona
Cross pattee.png Conte delle Degagne di San Maurizio
Cross pattee.png Conte di San Martino
Cross pattee.png Conte di Omegna
Cross pattee.png Signore di CannobioVerganteVegezzoAgratePalestroCamairagoGuardasoneLaveno
Cross pattee.png Consignore della Pieve di Seveso
Cross pattee.png Patrizio Milanese
FondatoreVitaliano I Borromeo
Attuale capoVitaliano XI Borromeo
Data di fondazione26 maggio 1445[1]
Data di deposizione1797[2]
Etniaitaliana
Rami cadetti



























































GENEALOGIA 

Giovanni
*? †?
Valerio
*? †?
Sigifredo
*? †post 1084
Antonio
*? †?
Palamede
*? †?
Valerio
*? †?
Nicolò
*? †1123/24?
Vitaliano
*? †post 1175
Gaboardo
*? †?
Gherardo
*? †post 1142
Vitaliano
*? †post 1190
Pietro
*? †post 1161
Matteo
*? †post 1180
altri
7 figli

Vitaliano
*? †?
Giacobino
*? †?
Matteo
*? †?
Bartolomeo
*? †
Giovanni
*? †1239
Giulio
*? †post 1239
Giovanni
*? †post 1256
Giacobino
*? †post 1275
Vitaliano
*? †post 1253
Pietro
*? †post 1258
Gaboardo
*? †post 1270
Gherardo
*1239 †1280
Palamede
*? †?
Vitaliano
*? †post 1275
Gherardo
*? †post 1278
Gherardo
*? †post 1280
Pietro
*? †post 1312
Giacobino
*? †?
Nicolò
*? †post 1297
Francesco
*? †?
Giovanni[26]
*? †?
Geronimo
*? †post 1360
Ruggero
*? †?
Francesco[27]
*? †post 1398
Giacomo
*? †1409
sp. Margherita Borromeo di San Miniato[29]
*? †?
Vitaliano I
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Borromeo
di Milano

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Vitaliani
Vitaliano I
*1390 †1449
Bishop-hat.svg
Giacomo
*1414 †1453
Filippo
*1419†1469
Vitaliano
*1451 †1493
Giovanni
*? †1495
Giberto
*1463 †1527
Ludovico
*1468 †1527
Filippo
*? †1508
Lancillotto
*1473†1513
Galeazzo
*1476†1511
Francesco
*1462 †?
Federico
*1492 †1529
Camillo
*? †1599
Vitaliano
*? †?
Carlo
*? †1537
Luigi
*ante 1502†1518
Guido
*1502 †?
Giulio Cesare
*? †1523
Giovanni
*? †1536
Giberto II
*1511 †1558
Francesco
*? †1582
Giulio Cesare
*1517†1572
Gian Battista
*? †1577
Luigi
*? †?
Luigi
*? †?
Filippo Dionogi
*1519 †post1562
Federico
*1535 †1562
Cardinal-hat.svg
Carlo
*1538 †1584
Renato I
*1555 †1608
Cardinal-hat.svg
Federico
*1564†1631
Vitaliano
*? †?
Prospero
*? †ante1591
Giovanni
*? †1613
Carlo III
*1586 †1652
Giulio Cesare
*1590 †1638
Cardinal-hat.svg
Giberto III
*1615†1672
Renato II
*1636 †1704
sp. Giulia Arese
*? †?
Vitaliano VI
*1620 †1690
Giovanni
*? †1660
4 Monaci
teatini

Paolo Emilio
*1633†1690
Giustino
*1638†ante1640
Antonio Renato
*1632†1686
Cardinal-hat.svg
Federico
*1617†1673
Carlo IV
Cardinal-hat.svg
Giberto
*1671 †1740
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Borromeo
Arese





Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Borromeo


Sunday, July 23, 2006

Storia Famiglia Cedolini

                        CEDOLINI di ZARA  




Bianco ad una banda nera centrale


Appartenenti ad un’antica famiglia della Nobiltà di Zara, nel 1283 furono accolti tra i nobili della città e nel 1384 furono riconosciuti Conti Veneti. Lasciarono nel 1663 uno stemma nell’aula di giurisprudenza dell’Università di Padova.



Persone di spicco 

CEDOLINI, Pietro. - Nacque a Zara nel 1544 da una antica casata patrizia, che con altre sedici costituiva in quell'epoca la nobiltà cittadina.

Conseguì il dottorato in diritto canonico a Roma, dove studiò in casa del cardinale Marco Antonio Da Mula e frequentò Tommaso Aldobrandini, fratello del futuro papa Clemente VIII. Rientrato nella città natale, vi divenne canonico della cattedrale nel 1568 eil 19 luglio 1577 fu eletto vescovo di Nona (Nin). Governò la diocesi per quasi quattro anni, pur non risiedendovi a causa della recente distruzione bellica dell'episcopio, per l'insalubrità del clima e la povertà estrema della zona.

Agostino Valier, vescovo di Verona, in occasione della sua visita apostolica in Dalmazia del 1579, espresse su di lui un parere lusinghiero e forse anche questa segnalazione concorse - insieme alle insistenze dell'interessato, alla sua padronanza della nativa lingua slava e alla cittadinanza veneta - a farlo scegliere dalla S. Sede come primo vescovo cattolico incaricato di svolgere una visita canonica, per certi aspetti informale, alle superstiti comunità cattoliche viventi nell'Impero ottomano.

La missione, che dal tempo del concilio di Firenze (1438-39) non aveva precedenti, era stata sollecitata dai cattolici di Pera e si presentava ardua e rischiosa, perché doveva svolgersi in incognito e in segreto. Accanto alle finalità pastorali, essa aveva come obiettivi paralleli una diretta informazione sullo stato d'animo della popolazione cristiana verso i Turchi ed una presa di contatto con il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Geremia II Tranòs, per sondare la sua disponibilità ad assumere un'attitudine comune con Roma nei confronti della propaganda luterana tra i suoi fedeli e, soprattutto, contro i Turchi. Si comprende come il viaggio del C., nella precaria congiuntura politica creatasi in seguito alla battaglia di Lepanto e alla pace separata di Venezia e poi della Spagna, suscitasse diffidenze e riserve nelle potenze cristiane, che avevano ristabilito le relazioni diplomatiche con la Sublime Porta, privando l'inviato pontificio d'ogni appoggio dei rispettivi ambasciatori; solo l'oratore francese, Jacques de Germigny, gli ottenne dal luogotenente del visir un salvacondotto per la temporanea residenza nella capitale. La visita, di cui sussistono gli atti e le costituzioni, fu inizialmente finanziata dalla Camera apostolica con trecento scudi d'oro e si svolse tra Pera e Costantinopoli dal novembre 1580 alla fine d'aprile del 1581.

Il C. vi predicò l'avvento e la quaresima, celebrò pontificali, amministrò la cresima e l'ordine, e affidò due missioni al francescano Gerolamo Arsengo, di Chio e al domenicano Giovita da Brescia: una per visitare i pochi cattolici viventi in Valacchia e nelle regioni danubiane e per informarsi "d'alcuni populi christiani detti Paulini, Bulgari", in fama d'eresia; l'altra verso le terre dei Tartari e dei Circassi. Durante il soggiorno a Costantinopoli il visitatore prese contatto con Geremia II, che informò circa l'erezione del Collegio greco in Roma ed intrattenne circa la propaganda religiosa svolta dai luterani tedeschi nelle sue chiese, mediante opuscoli in greco. Sia all'andata sia al ritorno il viaggio fu fatto per via di terra, partendo da Ragusa, attraverso la Serbia, la Bosnia e la Bulgaria. Il ritorno fu irto di pericoli, anche per una quadruplice denuncia, sporta davanti ai Turchi ma poi rientrata, contro l'emissario pontificio accusato di spionaggio politico, di atti illegali e di mene eversive dal domenicano Agostino Ghisolfo, vicario in Pera del patriarca latino di Costantinopoli. Le proposte del C. a Gregorio XIII per fare fronte al disastroso stato spirituale dei cattolici viventi sotto il dominio turco appaiono interessanti per la loro modernità d'ispirazione. Consigliava infatti di sostituire in Pera i religiosi latini ivi residenti con una dozzina di confratelli d'origine greca o slava, di buona cultura e moralità, con rotazione triennale dei superiori; di stabilire e stipendiare in Costantinopoli un vescovo suffraganeo, religiosamente degno e politicamente idoneo, "di natione e di lingua greca o illirica"; di inviare una missione di gesuiti a Pera, per un apostolato culturale in greco (questo suggerimento, pochi anni dopo venne attuato); di curare il restauro delle tre chiese cattoliche ancora aperte a Costantinopoli e delle nove di Pera.

Anche nella sua lettera del 1592 a Clemente VIII, il C., trasferito intanto (20 febbr. 1581) alla sede episcopale di Lesina (Hvar), insiste nel patrocinare una nutrita scelta di vescovi della nazione per le vastissime province dell'Est europeo abitate da popoli slavi: dall'Istria e Carniola alla Russia, dalla Polonia alla Macedonia e alla Dalmazia. Nel suo scritto del 1594 Per la diffesacontro il Turco (edito nel 1913 da K. P. Horvat) egli tradisce un vivo interesse politico ed una comprensibile ed ostile attenzione agli aspetti geografici, economici e strategici dell'espansione turca. Prevedendo un nuovo attacco all'Europa, in Italia e in Croazia, suggerisce al papa, conosciuto in gioventù a Roma, di favorire l'alleanza degli Stati cattolici con lo zar moscovita, di cui ricorda le ripetute buone disposizioni mostrate alla S. Sede.

Il C. continuò a vivere a Zara, pur occupandosi con solerzia del governo pastorale del proprio gregge, con la celebrazione di due sinodi diocesani nel 1586 e nel 1596 e la partecipazione al concilio provinciale di Spalato nel 1607. Il carattere deciso lo portò a scomunicare il provveditore generale di Venezia a Zara e ad affiggere di persona il decreto nel suo palazzo grazie ad un rocambolesco travestimento. Fuggì quindi ad Ancona e a Roma finché poté tornare in patria, ammonito, dopo una trattativa tra la S. Sede e la Serenissima per superare l'imbarazzante incidente diplomatico. Continuò a dirigervi la diocesi, ormai cieco, fino al 1634, quando, decano dell'Ordine dei vescovi, morì all'età di novant'anni. Benché fin dal 1600 avesse predisposto il proprio sepolcro, con l'iscrizione e lo stemma di famiglia, nella cattedrale di Zara, venne sepolto a Lesina.

CEDOLINI, Marin: Nobile di Zara, Generale che nel 1213 riporto' dalla Terrasanta Tredici Galere di Zaratini e Genovesi



Fonti e Bibl.: 
  • http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-cedolini_(Dizionario-Biografico)/
  • G. Maffei, Degli annali di Gregorio XIII, a cura di C. Cocquelines, II, Roma 1742, pp. 144-50; D. Farlato, Illyrici sacri t. IV …, Venetiis 1769, pp. 227, 274 s.; Vetera monum. Slavorum meridionalium a Clemente VII usque ad Pium VII historiam illustrantia, a cura di A. Theiner, II, Zagrabiae 1875, pp. 83 s.; G. F. Bianchi, Zara cristiana, I,Zara 1877, pp. 208 s.; A. Gottlob, Die lateinischen Kirchengemeinden in der Türkei und ihre Visitation durch Petrus Cedulini, Bischof von Nona (1580-1581), in Histor. Jahrbuch, VI(1885), pp. 42-72; K. P. Horvat, Prilozi za hrvatsku povijest iz archiva rimskih (Contributi per la storia croata dagli archivi romani), in Starine, XXXIV(1913), pp. 555-59; V. Peri, Due date, un'unica Pasqua. Le origini della moderna disparità liturgica in una trattativa tra Roma e Costantinapoli (1582-84),Milano 1967, pp. 28, 41, 76, 119, 141, 240.
  • Istoria della insigne reliquia di San Simeone profeta che si venera in Zara
  • Heyer von Rosenfeld, Wappenbuch von Dalmatien
  • Istoria della Insigne Reliquia di San Simeone Profeta, 1263
  • Ghezzo, I Dalmati all’Università
  • di Padova dagli atti dei Gradi Accademici
  • Rossetti,Gli Stemmi dello Studio di Padova

Sunday, July 2, 2006

Storia Famiglia de Medici

de MEDICI 



I Medici sono un'antica famiglia fiorentina, protagonisti di centrale importanza nella storia d'Italia e d'Europa dal XV al XVIII secolo. Essi ottennero il controllo dello stato fiorentino con Cosimo il Vecchio, reggendo in seguito le sorti della città prima, del Granducato di Toscana poi, dal 1434 fino al 1737. Originari della regione del Mugello, probabilmente appartenenti alla piccola nobiltà di campagna inurbata a partire dal XII secolo, inizialmente le attività dei Medici delle prime generazioni riguardarono la mercatura tessile, l'agricoltura e solo sporadicamente l'attività bancaria. Dopo la fondazione del Banco dei Medici ad opera di Giovanni di Bicci la famiglia divenne ricchissima e potente, tanto da finanziare il Papato, la conquista del ducato di Milano da parte di Francesco Sforza e la vittoria di Edoardo di York nella Guerra delle due rose. Con l'avvento al governo di Cosimo e di suo nipote Lorenzo, incarnazione del principe umanista, il potere mediceo fu uno dei principali poli propulsivi del Rinascimento: i signori di Firenze erano trattati come sovrani dagli altri monarchi europei, e la vita artistica e culturale della Firenze del XV secolo era punto di riferimento per tutta Europa, grazie anche all'instancabile opera di promozione culturale svolta dal Magnifico. Politicamente, Lorenzo si premurò di conservare l'equilibrio degli Stati italiani attraverso la salvaguardia della Lega Italica promossa dal nonno, garantendo all'Italia un lungo periodo di pace interna e di sviluppo. Dopo la sua morte nel 1492, i suoi eredi non furono altrettanto capaci, contribuendo a far precipitare la Penisola nella rovinosa serie di conflitti noti come Guerre d'Italia, che segnarono la sempre maggiore marginalizzazione degli Stati italiani nell'Europa delle grandi potenze nazionali.

La famiglia Medici ha dato tre papi alla Chiesa cattolica: Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, fu colui che diede impulso alla Riforma protestante pronunciando la scomunica di Martin Lutero, suo cugino Clemente VII fu invece colui che, negando il divorzio ad Enrico VIII d'Inghilterra provocò lo Scisma anglicano; entrambi furono grandi mecenati nella tradizione di famiglia. Il terzo papa mediceo, Leone XI, regnò invece per meno di un mese nell'aprile del 1605. La famiglia conta anche due regine di Francia: Caterina de' Medici, l'ultima discendente diretta del Magnifico, e Maria, figlia del Granduca Francesco I e nonna del Re Sole Luigi XIV.

Con l'avvento del Granducato nella seconda metà del XVI secolo i Medici divennero sovrani a tutti gli effetti unificando sotto il loro scettro gran parte della Toscana, con l'unica eccezione dell'indipendente Repubblica di Lucca e dello Stato dei Presidi, sotto dominazione spagnola. Il governo dei granduchi medicei fu inizialmente illuminato come quello dei loro avi: essi diedero impulso ai commerci, proclamarono la tolleranza religiosa con le famose Leggi Livornine del 1591-1593 e furono mecenati delle arti e della scienza, patrocinando Galileo Galilei, astronomo di corte di Cosimo II de' Medici, e fondando, con il cardinale Leopoldo, l'Accademia del Cimento, la prima istituzione scientifica in Europa a promuovere il metodo sperimentale di Galileo. Tuttavia, con l'avvento del XVIII secolo, il malgoverno degli ultimi granduchi portò lo Stato alla bancarotta, e alla morte senza eredi dell'ultimo sovrano mediceo Gian Gastone la Toscana venne assegnata dalle Potenze europee al duca lorenese Francesco Stefano, marito dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, rimanendo ai loro discendenti fino all'Unità d'Italia. La sorella di Gian Gastone, Anna Maria Luisa de' Medici, lasciò per testamento l'immenso patrimonio artistico della famiglia alla città di Firenze, affinché non venisse disperso e potesse divenire oggetto "della curiosità dei forestieri", come scrisse lei stessa.

Attualmente sopravvivono solo tre rami collaterali della dinastia: quello dei Medici di Ottajano, principi di Ottajano e duchi di Sarno, trapiantati a Napoli sin dal XVI secolo, quello dei Medici-Tornaquinci, marchesi di Castellina, rimasti nell'originaria Toscana, e quello dei Peruzzi.

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