BERTUCCI
La famiglia Bertucci trae origine nella seconda metà del sec. X da Petrone de' Lambertazzi duca e marchese. Lamberto, detto Lambertazzo, principe di Bologna nel 1103, vi teneva il primato ghibellino avverso ai Geremei guelfi di parte popolare. La famiglia diede prima del 1211 sette consoli a Bologna e fuori ventun potestà. Lambertuccio, stabilitosi nella Marca d'Ancona, ebbe per figlio Lamberto, console di Montecchio (Treia) acquirente nel 1161 del castello di S. Lorenzo con atto per notaio Julianius. Il 14 aprile 1219 Bertuccio è da Cingoli nominato procuratore e Sindaco, per fare convenzione con San Severino. Da lui discende quel "Magistri Esculanos de Bertutiis de Cingulu, notarii in pubblicum instrumentum" (9 febbraio 1287). Da qui il cognome divenne Bertucci. La famiglia Bertucci del ramo di Val di Taro nel 1704, dal titolo Comitale, fu insignita del titolo Marchionale da parte del Duca Francesco Farnese. Proprietari dell'omonimo barocco Palazzo Bertucci e fondatori dell'Arco Bertucci a Borgotaro (Borgo Val di taro).
Numerose diramazioni si ebbero in Sicilia, alle rive del Taro, in Danimarca, Spagna, Verona, Trento, Venezia, Osimo ed Acuto. Figure eminenti dalle Crociate ad oggi sono da notare Giambattista che si distinse a Lepanto e che ebbe l’onore di ospitare in Cingoli il pontefice San Pio V (Ghislieri) ed il tesoro di S. Pietro. In famiglia vi furono cavalieri gerosolimitani, gran croci di S. Stefano e costantiniani di S. Giorgio, ambasciatori, cospicui graduati, letterati, pittori, prelati etc.
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Famiglia Bertucci, Dal Dizionario Storico Blasonico |
Il Cognome Bertucci si dice derivi dal termine medievale ''Bertesca'' che stava ad indicare una fortificazione posta sulla strada di avvicinamento di un castello.
TITOLI DELLA FAMIGLIA BERTUCCI
- Conte Palatino - da Papa Clemente XIV
- Conte di Borgotaro - nel 1774 dal Duca Ferdinando d’Asburgo di Parma
- marchese di Borgotaro- dal Duca Francesco Farnese di Parma
- Conte del sacro romano impero - nel 1774 dal Duca Ferdinando d’Asburgo di Parma
- Conte della Castellania di Montefano Vecchio - da Papa Clemente XIV
- Conte del sacro romano impero - nel 1828 dall’Archiduchessa Maria Luisa d'Asburgo-Lorena
- Conte e Nobile di Cingoli
- Patrizio di Camerino
- Nobile di Osimo
Illustri membri di questa famiglia (preso da: Biblioteca picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori Piceni - TOMO SCONDO - Lett. B.):
- BERTUCCI ( Vincenzo
) Conte e nobile Osimano, e figlio di Alessandro, si applicò con impegno alle lettere
nel nostro Collegio Campana, e quindi recatosi in Padova, attese a
perfezionarsi nelle medesime, congiungendo agli ameni studi quello ancora della
giurisprudenza. Nella dimora, che trasse per più anni in detta celebre Università
, seppe cattivarsi l' amicizia , e la stima di molti letterati , ed in particolar
modo del dottissimo Gio. Antonio Volpi , da cui faceasi gran conto del di lui
ingegno, e buon gusto nello scriver latinamente, non meno in verso, che in
prosa. Fece quindi ritorno alla patria, donde di lì a non molto si trasferì a
Roma per darsi al pratico esercizio delle Leggi, per cui fu ammesso nello
studio dal dotto Avvocato Niccolò Sala. Ma poì cambia-to sentimento, andò
Governadore nella terra eli Pilo, luogo feudale , e quivi si morì nella più
verde ecì , lascian-do di se gran desiderio agli amatori delle lettere. Il Mazzuchelli
lo distingue coll'elogio di colto poeta latino ; dicendo, che si ha di lui alle
stampe una bella elegia : De Jo. Antonio Vulpio
, ejusque nova recensione Corminum Sen. Aurelii Propertii , impressa poi
col Properzio pubblicato, e illustrato dal detto Volpi : Parami excudebat Josophus Cominus 1755. in 4. Alcune copie dello
stesso nitido componimento furon tirate separatamente dal Vo-1,1:ne, e andarono
per le mani de' dotti , che ne gustarono il pregio. Diè similmente alla luce
un'orazione accademica , detta in Padova nel 1754, la quale ha per titolo : Orario pro solemni studiorum instauratione
Gymnasii Patavini babita in AEde Cathedrali a Vincentio Bertuccio Nobili Auximate
Kal. Novembr. MDCCLIV. Paravii apud Cajetanum de Blasiis Almae Universitatis
Typogr.
- BERTUCCI ( Francesco
) Conte e Patrizio di Cingoli, nacque di Gio. Battista, e di Elisabetta dei
Conti Giulioni nel cadere del secolo XVI. Essendosi applicato allo studio della
giurisprudenza e della storia municipale , ebbe gran parte nella compilazione
delle Memorie della Città di Cingoli,
stampate col nome di Orazio Avicenna,
il quale inserì nello stesso libro due lettere del Bertucci . Morì questi l'
anno 1633. con dispiacere de' suoi concittadini, e trasmise agli eredi i
seguenti mss. , che I' ab. Lancellotri riconobbe già presso l'eruditissimo sig.
Conte Giambattista Bertucci, di cui qui appresso, e sono:
- 1.
Memorie Storiche di Cingoli, in 4. Tom. I.
- 2.
Commentaria in librum Sententiarum , in
fogl.
- 3. Trattatus de Fidecommissis , in fogl.
- 4. Tractatus de Testamentis, in fogl.
- BERTUCCI (Giambattista)
Conte e Patrizio Cingolano , nacque sul finir del secolo XVII. da Girolamo
Bertucci, e dalla Principessa Giulia Lupi Anconitana. Come risulta dal libro delle Riformanze, a soli 24 anni fu nominato Gonfaloniere di Cingoli. Da Papa Clemente XIV fu investito del titolo comitale della Castellania di Montefano Vecchio. Ricevette la prima
educazione in patria, e quindi presso l' avo materno in Ancona apprese le
lettere, e singolarmente la poesia dal P. Reggio Siciliano. Attese poscia alle
scienze filosofiche, e specialmente alle matematiche sotto il dott. Biagio
Galiani, che si diè premura di fargli gustare al tempo stesso an-che le prime
istituzioni di medicina. L' ingegno elevato del Bertucci potè di leggieri
spaziare in tutte le scienze, onde non si ristette di fornirsi eziandio delle
cognizioni teologiche, e legali nell'Università di Fermo, avendo a maestro il
sig. Dot. Silotti . Tornato in Cingoli, proseguì senza requie sino alt ultima
vecchiezza i suoi amati studj , cui per meglio attendere, uso ira di passare
buona parte dell'anno nella solitudine d' una villa. Ivi egli ri-chiamò ad
esame le teorie de' più celebri filosofi, ed ivi scrisse la maggior parte delle
sue Opere, frutto ben degno delle più serie e profonde meditazioni.
Segregandosi dalla turba de' servili ingegni, si diè a formare nuovi sistemi
filosofici, per cui dalla natura fornito era di una mente quasi creatrice, come
ben fu avvertito dall' autore dell' Antologia al num. XI. di settembre del
1776. Questi poi comunicar volle a' più accreditati Professori del suo tempo, cioè
al cav. Antonio Vallisnieri, al Poleni , ai Manfredi , al Zendrini , al co.
Fagnani , e alla sig. Maria Agnesi , da'quali con giuste lodi furon
corri-sposte le dotte sue produzioni. Ma di ciò non satisfatto, I’anno 1736.
intraprese un viaggio verso la Lombardia, fermandosi in Bologna, e quindi in
Padova, in Venezia, e in Milano, per esplorare ne' frequenti congressi l' autorevole
sentimento di que' valentuomini . N'ebbe però il vantaggio di ricredersi talora,
com' egli solea dire, di varie sue opinioni, e di meglio sistemar le altre, che
incontrarono quindi l' approvazione de' suoi dotti amici . Da questi ricevette
bene spesso forti, e replicati stimoli per la pubblicazione de suoi scritti,
che a riguardo del numero, e del merito avrebbero portato onor sommo all'
autore , e vantaggio alla filosofica repubblica ; ma egli , via-to da soverchia
moderazione d' animo, non mai seppe indursi a secondare l' altrui desiderio, e
quindi siamo privi (e forse lo saranno ancora i nostri posteri ) dell' utile,
e del piacere, che derivato sarebbe dalle dotte fatiche di sì grand'uomo.
Accadde la di lui morte a 22. di luglio del 1774, cd i molti suoi mss.
passarono nelle mani del dottissimo cavaliere Pietro Paolo Compagnoni Floriani,
patrizio Maceratese, di lui intimo amico, che si era proposto di darne in luce alcuna
parte, stimata più pregevole; ma prevenuto ancor’egli da immatura morte, tornarono
que' codici in potere degli eredi; onde dovrà il pubblico restar contento del solo
catalogo , dopo essersi già dato in parte dell' Albrizj nelle notizie della sua
Colonia Cingolana , e nel divisato foglio dell'Antologia. Prima nondimeno
alcuna cosa si dica delle rime; che si hanno di lui alla stampa . Essendo il
suo genio inchinevole alle muse toscane, e latine, godette I' aggregazione a
diverse accademie , e in quella degli Arcadi potò il nome d' Inalbo Eumenidio , come può vedersi nel
Crescimbeni, e nel Mazzuchelli. Leggonsi però XI. sonetti, con una canzone nel
Tom. VII. delle rime degli Arcadi, altri componimenti nel Volume 1V. delle
poesie aggiunte alla Scelta del Gobbi , ed altri se ne hanno in diverse
Raccolte. Una lettera, scritta dall' autore al ch. sig. canonico Giuseppe de'
Conti Lavinj (di lui grande amic0, e per tante dotte produzioni sommamente benemerito
della letteraria repubblica) fu impressa in fronte alle di lui Rime
Filosofiche, pubblicate in Roma nella Stamperia di Giovanni Zempel 1750. in 8.,
e di nuovo riprodotte in Milano l'anno medesimo in 4. con varie note. In questa
seconda ristampa a pagg. 74. 78. e 85. riferisce il detto sig. can. Lavinj
alcune nuove opinioni del nostro filosofo Cingolano intorno ai corpi celesti'
al-la luce, ed alle macchie solari , e nell'altra sua Opera del Paradiso Riacquistare,
nel Canto XII. pag. 84, fece egli onorata menzione del suo Bertucci coi
seguenti versi:
‘Già varcati ho di Cingoli i frondosi Monti, e
rividi il mio Bertucci, il grande Ornamento, e splendor del secol nostro, Che
di tutti i filosofi pile degni Col sublimi pensar agguaglia il merto.’
Contarini Bertucci
Un ramo importante della famiglia si ha con i Bertucci Contarini imparentati con la famiglia Veneziana dei Dogi Contarini.
Illustri membri di questa famiglia:
- Bertucci Contarini (d. 1490), Procuratore di San Marco nel 1485
- Nicolò Contarini Bertucci: Nacque a Venezia, dal ramo di S. Samuele dell'antica ed illustre famiglia veneta, il 24 sett. del 1780, figlio secondogenito del senatore Bertucci Paolo, che, a seguito di risoluzione politica dei sovrano austriaco riguardo i notabili veneti, otteneva conferma di nobiltà il 1° dic. 1817 e veniva fregiato del titolo comitale con tutta la discendenza l'11 sett. 1818, e della nobile Laura Albrizzi di S. Apollinare.
Tolot Bertucci
Questo Ramo della famiglia è nato dall'unione del Marchese Tolot di Genova con la Contessa Bertucci di Val di Taro e Cingoli, a sua volta imparentata con i Conti Della Torre. La famiglia Bertucci nel 1704 fu insignita del titolo Marchionale da parte del duca Francesco Farnese e di Conte Platino dal Papa Clemente XIV. Proprietari del barocco Palazzo Bertucci e dell'Arco Bertucci a Borgotaro (Borgo Val di taro).
Altri Rami Famiglia Bertucci:
- Bertucci di Borgotaro
- Bertucci di Cingoli
- Bertucci dell' Emilia
- Bertucci di Bologna
- Bertucci di Pistoia
- Bertucci di Roma
- Contrarini Bertucci di Venezia
- Tolot Bertucci di Venezia
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Bertucci di Borgotaro |
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Bertucci di Cingoli |
Residenze Famiglia Bertucci:
Palazzo Bertucci
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Stemma Matrimoniale del Conte Bertucci con la Marchesa Alfieri
(Palazzo Tolot Bertucci) |
Il Palazzo Bertucci, ora Palazzo Bertucci Tolot, è un edificio dalle forme barocche situato in via Nazionale 72 a Borgo Val di Taro, in provincia di Parma.
Storia
Il palazzo fu innalzato verso la fine del XVII secolo per volere della famiglia Bertucci, che nel 1704 fu insignita del titolo comitale da parte del duca Francesco Farnese; l'edificio sorse a pochi metri dal non più esistente Portello, che rappresentava la più antica porta d'accesso al borgo, posta di fronte al ponte sul fiume Taro.
Nella seconda metà del XVIII secolo l'imponente palazzo fu visitato in più occasioni dal duca Ferdinando di Borbone e da sua moglie Maria Amalia d'Asburgo-Lorena.
L'edificio appartiene ai Tolot Bertucci Della Torre Antinori, eredi dei conti Bertucci.
Descrizione
Il grande palazzo si sviluppa su una pianta quadrangolare attorno a un cortile centrale rettangolare; a causa dell'elevata pendenza del terreno i due prospetti a valle e a monte differiscono di due piani.
La semplice facciata d'ingresso su via Nazionale si innalza su tre livelli; il piano terreno, ove si aprono numerose vetrine di negozi, è rivestito in bugnato, mentre i piani superiori, che presentano una serie regolare di finestre delimitate da cornici dipinte, sono intonacati. A contrasto l'imponente prospetto opposto, interamente intonacato, si innalza simmetricamente su cinque livelli oltre a sottotetto al termine di via Taro, che ancora oggi costituisce l'accesso principale a Borgo Val di Taro; gli spigoli dei primi 4 piani e le aperture sono delimitati da eleganti cornici in bugnato, a partire dai tre portali del piano terreno, tra i quali si distingue quello centrale ad arco a tutto sesto, ornato con stelle e un piccolo stemma in sommità; al piccolo balcone centrale del terzo piano si sovrappone una lunga balconata con balaustra bombata in ferro battuto al livello superiore, che costituiva originariamente il piano nobile, in quanto corrispondente al primo piano della facciata d'ingresso a monte; il sottotetto si affaccia in sommità oltre una fascia marcapiano con una serie di piccole finestre ovali. Sul fianco sinistro, raggiungibile attraverso la scalinata d'accesso al borgo, si aprono due portali ad arco a tutto sesto con cornici in bugnato, il secondo dei quali costituiva in origine l'ingresso principale del palazzo.
Dall'accesso su via Nazionale si accede attraverso un lungo corridoio rivestito in pietra al cortile centrale, dominato dal loggiato retto da colonne in arenaria. Sul pianerottolo dello scalone è murata una targa raffigurante gli stemmi borbonici, apposta a ricordo delle visite compiute dal duca Ferdinando e dalla moglie Maria Amalia.
Al piano nobile sono presenti vari ambienti decorati con affreschi rappresentanti scene mitologiche, allegoricamente celebrative dei conti Bertucci; i dipinti, restaurati agli inizi del XXI secolo, furono eseguiti nei primi anni del XVIII secolo da vari autori, tra i quali probabilmente Antonio Boni, Antonio Contestabili e Alessandro Gherardini, che vi lavorò nel 1703.
La volta a padiglione di copertura del salone è ornata con stemmi dipinti sul contorno, mentre al centro si staglia una grande cornice modanata in stucco, che racchiude l'affresco raffigurante Bacco incontra Arianna addormentata nell'isola. La volta della sala adiacente è decorata con dipinti rappresentanti volute, medaglioni, racemi e fiori e, all'interno della cornice centrale in stucco, con l'affresco raffigurante Venere che allatta Amore, assistita dalle tre Grazie. L'ambiente accanto è interamente coperto sulle pareti e sulla volta con affreschi raffiguranti cornici, putti, piccole scene mitologiche e, in sommità, una grande cornice ricca di fregi contenente Giunone, colpita dai dardi di Cupido, viene condotta all'Olimpo. L'ultima sala è anch'essa coperta da una volta a padiglione, decorata con affreschi rappresentanti una finta architettura che inquadra al centro Aurora che rapisce Cefalo.
Villa Tolomei Bertucci
Villa Tolomei Bertucci è una dimora risalente al XIV secolo appartenuta alla famiglia Tolomei per poi passare ai Bertucci. Il complesso immobiliare è costituito, sin dalla sua origine, da diversi edifici per circa 3.500 mq di superficie, collocati all’interno di 17 ettari di parco che presenta ancora le tracce della vecchia organizzazione a poderi.
L’edificio principale, a pianta rettangolare, si sviluppa su tre livelli per una superficie complessiva di 630 mq. Sul frontone della facciata la Villa conserva ancora lo stemma con le armi incrociate risalente alla famiglia Tolomei e, al suo interno, ha una piccola cappellasconsacrata. Gli elementi decorativi, gli stucchi e gli affreschi che adornano le pareti risalgono alla fine del ‘700.
Il nucleo centrale della Villa è collegato alla parte più antica costituita dall’ex Conventino, o Fattoria, da una galleria che è stata aggiunta intorno agli anni ’50, insieme alla Limonaia. Al complesso principale della Villa appartiene la casa colonica, dalla forma semplice e regolare, articolata su due livelli. Di non minor pregio è la dépendance, edificio dalla struttura in muratura tradizionale modificato più volte nel corso del tempo. Passata poi alla Famiglia Bertucci, attualmente è un esclusivo resort a 5 stelle immerso nelle colline di Firenze, a soli 5 minuti dal centro storico e a 2,7 km dal Ponte Vecchio, dotato di tutti i comfort.
Villa Bertucci, Pasquali da Capparello o Palazzo delle Bertucce
Villa Pasquali da Cepparello o Palazzo delle Bertucce è un edificio storico che si trova nel comune di Scandicci, in via di Triozzi.
Tra le tante ville e case coloniche trasformate in residenze signorili, si può notare una grande villa.
La villa fa parte di un complesso di edifici: prima dei Bertucci e in fine dei Pasquali-Da Cepparello. Frutto, nel corso dei secoli, dell'assemblaggio di vari edifici; come le due grandi Torri trecentesche erette della famiglia dei conti Bertucci, da cui deriva il nome Palazzo delle Bertucce, forse a causa delle molte donne che vi abitarono.
Nella prima metà del XV secolo la villa dai Bertucci passò di proprietà ai Serragli, i quali la rivendettero nel 1498 agli Uguccioni.
Nel 1534 fu venduta ad Alessandro di Andrea Pasquali, celebre medico fiorentino archiatra del duca Alessandro de' Medici e del duca Cosimo I.
Nell'Ottocento, all'estinzione della famiglia Pasquali, passò in eredità prima al ramo dei Capponi Pasquali e poi ai Pasquali Da Cepparello.
Oggi l'edificio è adibito ad azienda agricola.
Di fronte alla villa è stato eretto un tabernacolo ottocentesco: protetta da una grata di metallo, si trova una statuetta della Madonna.
Sotto la grata, è stata incisa una giaculatoria nella quale si invoca la protezione della Madre di Dio per il viaggio del pellegrino.
L'iscrizione recita così:
SE NON INVOCA TE DOLCE MARIA
NON HA SICURA IL PASSEGGER LA VIA.
1869.
Sono ancora ben conservate anche le cinte murarie e la cappella dedicata ai SS. Cosma & Damiano.
Oratorio di San Bernedo di Case Bertucci
Referenze:
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Bertucci
https://www.brepolsonline.net/doi/abs/10.1484/J.arch.3.522?download=true&journalCode=arch
Francesco Giuseppe Romeo, Storia di Scandicci, tipografia S.T.A.F., Firenze, 1981.
https://www.retaggio.it/famiglie-illustri-genovesi/
https://www.antiqui.it/doc/personaggi/bertucci.htm
http://web.tiscali.it/ARALDICA/Nobilt%E0_e_Titoli_Marche.htm
https://bresciagenealogia.wordpress.com/2019/06/13/la-cascina-peschiera-e-gli-stemmi-peroni-e-bertuzzi-di-rovato/
https://www.collegio-araldico.it/wp-content/uploads/2020/03/LIBRODORONOBILTAITALIANA.pdf
https://www.antiqui.it/doc/personaggi/bertucci.htm
Memorie Storiche di Cingoli, in 4. Tom. I.
Commentaria in librum Sententiarum , in fogl.
Trattatus de Fidecommissis , in fogl.
Tractatus de Testamentis, in fogl.
Bibliografia:
Biblioteca picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori Piceni - TOMO SCONDO - Lett. B.
Osimo MDCCXCI Presso DOMENICANTONIO QUERCETTI STAMP. VESCOV. E PUBB